giovedì 20 giugno 2013

Femminicidio


Torniamo a parlare di FEMMINICIDIO

Solo alcuni giorni fa tutti i giornali hanno parlato dell'agghiacciante omicidio di Giovanna Nobile, un'insegnate di religione di Vittoria, cittadina in provincia di Ragusa, uccisa a scuola da un bidello con due colpi di pistola. A far scattare la furia omicida dell'aggressore, a quanto pare, la rabbia per un amore non ricambiato da parte della professoressa.

È questo l'ultimo eclatante fatto di sangue che vede vittima una donna e che allunga la scia di omicidi e atti di violenza commessi nei confronti delle donne. Il femminicidio è, infatti, una piaga della nostra società, nonostante i molti passi in avanti fatti lungo il percorso dell'emancipazione femminile e della parità di genere.

 

Pur non essendoci una statistica ufficiale nel nostro Paese, i dati più accreditati ci dicono che nel 2012 sono stati commessi 124 femminicidi e 47 tentati omicidi. Si tratta di dati raccolti sulla base delle notizie riportate dai mass media. A questi, quindi, vanno aggiunti una miriade di casi di violenza, più o meno gravi, che non attraggono l'attenzione dei media o che non vengono denunciati. Spesso molte donne, per paura, decidono di non chiedere aiuto.

Come sappiamo le violenze si consumano nella maggior parte dei casi all'interno delle mura domestiche da parte degli stessi familiari delle donne. Un'altra buona percentuale riguarda le violenze inflitte sui posti di lavoro e in luoghi pubblici. Ognuno di questi casi è figlio di una subcultura maschilista, che vede ancora oggi la donna come una proprietà su cui esercitare la propria volontà, attraverso la prepotenza della forza fisica, del ricatto economico, del condizionamento psicologico, della molestia.

 

Per troppo tempo il tema è stato sottovalutato e solo in questi ultimi anni ha assunto un peso maggiore nell'opinione pubblica nazionale, trovando come risposta principale la legge sullo stalking, approvata nel febbraio del 2009. Un provvedimento che interviene sul piano delle repressione e che nonostante le buone intenzioni del legislatore, in diverse situazioni, non è riuscito a garantire l'incolumità e la piena sicurezza delle vittime.

L'azione di contrasto al femminicidio, infatti, deve essere dispiegata su più fronti: non solo repressione, ma anche sensibilizzazione, informazione, assistenza, sicurezza. In parole concrete è necessario:

·        migliorare la legge sullo stalking per correggere gli errori;

·        istituire un Osservatorio nazionale, come è stato fatto in Spagna ed in Francia;

·        creare un sistema capillare in tutto il Paese di solidarietà alle vittime di violenza, per accogliere le vittime e accompagnarle verso la denuncia ed il superamento del trauma;

·        realizzare campagne di informazione per sensibilizzazione e convincere le vittime a denunciare i loro carnefici;

·        investire più risorse e mezzi per garantire la sicurezza nelle nostre città e nelle nostre province.

Sono alcuni dei punti su cui dovremmo metterci al lavoro nel più breve tempo possibile, per dare piena attuazione alla Convenzione di Istanbul. Questa carta rappresenta un timone guida per affrontare seriamente il problema e per fare in modo che la nostra società faccia un ulteriore salto di civiltà.

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